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erbe spontanee, fitoalimurgia, fitoterapia, Giovanni Pascoli, Isola della Cona, orto botanico, Rodrigo Codermatz, San Canzian d'Isonzo, Tamara Sandrin
di Rodrigo Codermatz
CaVegan ha anche un piccolo Giardino dei Semplici: l’amore per le erbe spontanee, medicinali e aromatiche ha sempre accompagnato le nostre vite dai ricordi della nostra infanzia sino alle lunghe passeggiate per le nostre campagne, la laguna e in montagna.
Ricordo che nella piazza a San Canzian d’Isonzo, il mio paese, c’erano grossi tigli, e che un cugino di mia nonna materna ogni anno andava a raccoglierne i fiori e ne riempiva borse intere: per me la scena aveva un che di mitologico. Un’altra figura leggendaria era il fratello della mia trisnonna, che preparava tisane con le erbe e per questo era chiamato “Gigi Frate”.
Quando un’amica di mia madre si trasferì ad abitare fuori paese, alla Cona sulla foce dell’Isonzo, e noi qualche domenica andavamo a trovarla, allora iniziarono le mie scorribande in cerca di piante ed erbe selvatiche; la Cona allora era veramente selvaggia, non come adesso che è un’attrazione turistica e ha perso molto del suo fascino e della sua pace.
Poi un giorno il farmacista del paese mi regalò il suo erbario dell’università e fui veramente felice: iniziai ad ampliarlo con le erbe che raccoglievo e scoprivo nelle campagne intorno al paese, alla Cona, sul vicino Carso o in montagna a Chienes dove andavamo ogni anno in ferie.
Nel giardino di mia nonna c’erano la menta, la melissa e la salvia, fuori della scuola elementare l’alloro, sull’Isonzo l’artemisia e un vicino di casa abruzzese m’aveva portato anche dei rametti di liquirizia. Allora, in estate, con alcune amiche avevo allestito un piccolo banchetto fuori dal salone di parrucchiera di mia madre e vendevamo le erbe che raccoglievo.
Non dimenticherò mai quando, a dieci anni, travolto da un’automobile fui subito soccorso da una vecchia burbera e antipatica del paese che mi fece riprendere i sensi con l’essenza di melissa.
Tante altre erbe ho conosciuto poi grazie alla poesia di Giovanni Pascoli: nei suoi versi c’è il serpillo, la parietaria, il non ti scordar di me, il tasso barbasso…
Il nostro trasferimento a CaVegan e anche la scelta etica di seguire la dieta vegana ha incentivato il nostro interesse e l’uso delle erbe in cucina e per uso fitoterapico; ci ha fatto riscoprire aromi e sapori del tutto nuovi e inimmaginabili e riconquistare il senso del gusto che purtroppo la becera cultura culinaria mondana ha avvelenato, drogato e anestetizzato. Continua a leggere