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Archivi tag: Paul J. Crutzen

CaVegAntispecista 2018

28 martedì Ago 2018

Posted by Tamara Sandrin in Senza categoria

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Tag

alfabeta2, antispecismo, antropocene, Benedetta Piazzesi, capitalocene, CaVegAntispecista, Davide Majocchi, Donald R. Griffin, Empidosi, Enrico Este, Giulio Sapori, Jason W. Moore, Leo Strauss, Liberazioni, Lunacorre, Massimo Filippi, Nell'arco delle stagioni, neurosessismo, neurospecismo, No pet, Paul J. Crutzen, Questioni di specie, Raffaella Colombo, René Girard, Riot dog - cani ribelli, The Question of Animal Awareness

Sabato 1° settembre si svolgerà l’ottava edizione del nostro incontro annuale CaVegan, che quest’anno assume un nuovo nome, CaVegAntispecista, perché abbiamo sentito forte la necessità di sottolineare la natura antispecista del nostro “storico” incontro.

Questa edizione è dedicata al ricordo di Enrico Este, artista antispecista e amico carissimo che ci ha lasciato da poco. A lui dobbiamo la bellissima immagine del nostro manifesto, che è tratta dalla sua opera Nell’arco delle stagioni.

CaVegan si è basato fin dalla sua prima edizione sulla convivialità e la condivisione del cibo, che hanno riscosso da subito un grande successo, perciò abbiamo deciso di mantenere anche quest’anno la stessa modalità di partecipazione: ognuno/a porta una pietanza completamente vegetale o qualcosa da bere da condividere con le/gli altre/i. Per questo motivo per partecipare è obbligatoria la prenotazione! (L’indirizzo dell’evento sarà comunicato solo a chi prenoterà.)

La novità di questa edizione è costituita dalle interessantissime conferenze e dalla proiezione di No Pet. Avremo con noi Raffaella Colombo che ci parlerà di neurosessismo e neurospecismo, Massimo Filippi con Questioni di specie, Giulio Sapori che ci condurrà nel dibattito su Antropocene e Capitalocene e, infine, Davide Majocchi regista del docu-film.

Questo il programma della giornata:

10:00-10:30. Arrivo dei partecipanti, saluti e convenevoli
11:00. Raffaella Colombo. Cosa può una mente? Neurosessismo e neurospecismo
13:00. Pranzo
15:00. Massimo Filippi. Questioni di specie
17:00. Giulio Sapori. Benvenuti nel Capitalocene!
19:00. Apericena
20:00. Proiezione di No Pet alla presenza del regista Davide Majocchi

Tra una conferenza e l’altra: chiacchiere e relax!

Conferenze:

Cosa può una mente?
A partire dallo studio pionieristico The Question of Animal Awareness del biologo sperimentale Donald R. Griffin (Griffin 1976), l’incontro si propone di indagare tanto le critiche avanzate a questa ricerca (su tutte, l’accusa di antropomorfizzazione degli animali) quanto le più recenti evidenze a sostegno di livelli di coscienza e di consapevolezza analoghi tra umani e altri animali. Questa ricognizione permetterà di chiedersi che tipo di contenuto dovremmo dare a termini come “mente” o “coscienza” e se, all’interno di una matura ottica antispecista, sia (o non sia) importante rispondere alla domanda “cosa può una mente”.
Raffaella Colombo
Raffaella Colombo è assegnista di ricerca in Storia della filosofia morale presso l’Università degli Studi di Milano. Si è occupata della teoria mimetica di René Girard e del pensiero filosofico e politico di Leo Strauss. Oltre alla monografia Leo Strauss e la retorica del ritorno (Mimesis 2014), ha curato (con Mattia Brancato) l’edizione italiana della raccolta Scienza e mimesi (Cortina 2016) ed è coautrice, con Gianfranco Mormino e Benedetta Piazzesi, del volume Dalla predazione al dominio. La guerra contro gli animali (Cortina 2017).

Quesioni di specie
In risposta all’animalismo da talk show, si sosterrà una tesi molto chiara: lo sfruttamento e la messa a morte dei corpi animali sono parte integrante dell’ideologia e delle prassi di potere.La società in cui viviamo utilizza la carne dei non umani (e di chi a questi è equiparato) come materiale da costruzione per le sue architetture gerarchiche, al fine di riprodurre la struttura sacrificale su cui si erge. La risposta a questo orrore non può che tradursi in un antispecismo politico; un antispecismo che dovrebbe ibridarsi con le acquisizioni teoriche e pratiche degli altri movimenti di liberazione e, al contempo, guadagnare credibilità per smascherare l’antropocentrismo che in quelle acquisizioni si annida. Il movimento antispecista non è più chiamato a dimostrare l’inconfutabile sofferenza degli animali, ma a interrogarsi su come realizzare la liberazione dei corpi sensuali.
Massimo Filippi
Professore ordinario presso l’Università “Vita e Salute”, si occupa da anni della questione animale da un punto di vista filosofico e politico. È membro della redazione di Liberazioni e collabora con alfabeta2. È autore o coautore, tra gli altri, dei seguenti volumi: Ai confini dell’umano. Gli animali e la morte (ombre corte 2010), Nell’albergo di Adamo. Gli animali, la questione animale e la filosofia (Mimesis 2010), I margini dei diritti animali (Ortica 2011), Natura infranta (Ortica 2013), Crimini in tempo di pace. La questione animale e l’ideologia del dominio (Elèuthera 2013), Penne e pellicole. Gli animali, la letteratura e il cinema (Mimesis 2014), Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali (Mimesis 2015), Sento dunque sogno (Ortica 2016), Altre specie di politica (Mimesis 2016), L’invenzione della specie. Sovvertire la norma, divenire mostri (ombre corte 2016) e Questioni di specie (Elèuthera 2017). In uscita a ottobre, per i tipi di Mimesis e in collaborazione con Alessandro Dal Lago e Antonio Volpe, Genocidi animali.

Benvenuti nel Capitalocene!
Nel 2000 esce in Italia il libro di Paul Crutzen Benvenuti nell’Antropocene! in cui si sosteneva che l’umanità avesse cambiato il clima portando il pianeta in una nuova era: l’Antropocene. Da allora si è avviato un dibattito – scientifico e non – che ha portato questo concetto a essere usato sempre più per dare un nome (e un colpevole) alla crisi ecologica planetaria. Proprio da qui, dall’utilizzo dell’Antropocene come concetto ecologico, parte la critica del sociologo Jason W. Moore volta a mostrare l’ideologia che questo uso porta con sé. E la sua proposta di un diverso nome da dare alla nostra era, quello di Capitalocene, intendendo il capitalismo come un regime ecologico, cioè un modo specifico di organizzare la natura.
Nella presentazione si cercherà di introdurre la proposta di Moore, cercando anche di evidenziare gli aspetti più stimolanti per un pensiero antispecista.
Giulio Sapori
Attivista antispecista, laureato in Filosofia, sta attualmente completando gli studi. Si interessa da alcuni anni di ecologia e antispecismo da una prospettiva politica.
Cura il blog: https://intellettualeorganico.blogspot.com

No Pet
Docu-film di Davide Majocchi, realizzato con il sostegno dell’associazione antispecista Oltrelaspecie e l’ispirazione del collettivo resistenzanimale.org.
“Un film incentrato sull’annosa questione randagi (e non solo…) che con uno stile ironico ed evocativo propone un approfondimento del tema, sullo scorrere di immagini di vita di cani cagne donne uomini e altri animali. Le riprese effettuate fra Puglia, Sicilia e resto del mondo sparso s’intrecciano a stralci d’interviste all’educatore cinofilo Michele Minunno, all’attivista/scrittore dei Troglodita Tribe Fabio Santa Maria, alla ricercatrice universitaria Susan McHugh e all’operatore antipsichiatrico Giuseppe Bucalo.
Considerare la presenza dei cani liberi sul territorio alla stregua di una vera e propria piaga sociale ha portato alla messa in atto di una lotta ai randagi. Seguendo lo schema d’intervento dettato dalle istituzioni, gli stessi “amanti dei cani” inscenano una repressione sistematica a danno della specie che più da vicino si è coevoluta con l’umanità: ogni cane deve essere accalappiato, sterilizzato e confinato a un’esistenza nei box del canile o nelle gabbie dorate delle nostre case, perdendo la possibilità di creare e confrontarsi all’interno delle proprie comunità. Una repressione che rappresenta un paradossale sodalizio con coloro che intendono ripulire le strade da ogni categoria d’indesiderati, decretando il trionfo del possesso individuale e legandosi a doppio filo alla crescita degli interessi della fiorente industria del “pet”. Eppure i randagi continuano a resistere e a suggerire, a occhi attenti e solidali, una profonda riconsiderazione dell’organizzazione sociale umana, evidenziando un epocale problema politico laddove le civiltà antropocentriche pongono le fondamenta dei propri valori autoreferenziali.” (da https://www.cinetecamilano.it/film/no-pet)
Davide Majocchi
Attivista antiautoritario antispecista, da decenni volontario e operatore di canile, nella sua rivoluzionaria, sperimentale e libertaria Casa Famiglia Lunacorre convive con cani, gatti, capre, galline, conigli, pesci rossi (https://www.facebook.com/casa.famiglia.Lunacorre)
Oltre a No Pet (2017), ha realizzato il film Riot dog – Cani ribelli (2016).

Qui il link all’evento facebook.

 

 

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Valchiusella antispecista 2018

10 martedì Lug 2018

Posted by Tamara Sandrin in Senza categoria

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Tag

A trip to Mars, antispecismo, antropocene, Benedetta Piazzesi, capitalocene, Giulio Sapori, Jason W. Moore, moralizzazione, moralizzazione animalista, moralizzazione zootecnica, ols, oltre la specie, Paul J. Crutzen, Traversella, Valchiusella, week-end antispecista

 

di Tamara Sandrin

Sabato 2 e domenica 3 giugno si è svolto a Traversella (Valchiusella) il quinto week-end antispecista: per noi è stato un momento di respiro, una sosta, un’oasi in un sistema che rotola rapido verso il baratro intellettuale e culturale. È stato bello riabbracciare vecchi/e amici/he, allacciare nuove amicizie, rivedere la Valchiusella, che accoglie con i suoi boschi, i sentieri, i ruscelli, le piante rigogliose, i vecchi borghi disabitati, come si accoglie un nomade stanco del viaggio, offrendo sollievo e ristoro.

Le due giornate sono passate rapidissime e intense, tra le passeggiate mattutine, pasti conviviali e luculliani e le conferenze seguite dai dibattiti, che hanno costituito veramente il cuore del week-end e hanno offerto la possibilità di focalizzare alcune importanti questioni e di “fare il punto” della situazione in cui ci troviamo come attiviste/i antispecisti/e.

La prima conferenza-dibattito1 intitolato “ Moralizzazione zootecnica e moralizzazione animalista” (qui il video), svoltasi il sabato pomeriggio, è stata condotta da Benedetta Piazzesi che ha illustrato la nascita dei movimenti animalisti europei a fine ‘800 concentrandosi sia sugli aspetti protezionisti-welfaristi che caratterizzavano appunto questi movimenti sia sull’istanza della moralizzazione della natura e della società e di educazione delle classi sociali che si occupavano direttamente degli animali.
Dall’analisi di Benedetta, corredata dalla lettura di regolamenti e statuti di quelle prime associazioni di protezione animale2, è risultato evidente come certo animalismo sia ancora pesantemente condizionato da questa mentalità ottocentesca: pensiamo a movimenti welfaristi (non solo CIFW) e alle relativamente recenti teorie per la soppressione della sofferenza in natura, l’addomesticamento e la “moralizzazione” (e veganizzazione!) degli animali selvatici, in primis i predatori.
Queste teorie, che fortunatamente non si sono ancora affacciate sul panorama antispecista italiano ma che già da diversi anni vengono dibattute all’estero sia in convegni che su riviste specializzate3 e che coinvolgono anche personaggi “storici” e di spicco dell’antispecismo (come ad esempio Peter Singer e altri), anziché concentrarsi sul problema politico dello sfruttamento e della schiavitù degli animali “da reddito” si preoccupano della sofferenza, perfettamente naturale, degli animali selvatici e di come porvi rimedio, si arrovellano sulla questione della violenza nella natura arrivando a mettere in discussione il diritto di esistenza dei predatori! È evidente che questi “antispecisti” si stanno inoltrando in un pantano pericoloso e antropocentrico: le loro aberranti proposte per risolvere il “problema” della violenza nella natura spaziano infatti dall’eliminazione dei predatori (con quale sistema? confino? eradicazione?) alla manipolazione genetica per veganizzarli!
All’introduzione di Benedetta è seguito un’interessante dibattito in cui, ovviamente, sono state unanimamente stigmatizzate queste tesi e queste pratiche per la “moralizzazione” della natura ed è stata messa in luce l’urgenza di una risposta teorica e filosofica a tali farneticazioni prima che possano infiltrarsi maggiormente nell’antispecismo.

Visto che nel pomeriggio era stata lanciata l’idea di proiettare un film dopo cena, non mi sono sottratta alla mia missione “cinefilizzatrice” e ho proposto A Trip to Mars – di cui quest’anno ricorre il centenario – che è il primo film della storia del cinema ad affiancare al messaggio pacifista e antimilitarista un messaggio di proto-antispecismo. Il film è stato accompagnato dalle improvvisazioni su un vecchio organo di Roberto e Rodrigo. Con mio grande piacere il film è stato molto apprezzato, nonostante per certi aspetti risulti ingenuo e datato.

La domenica si è aperta con una passeggiata nei dintorni di Fondo, disturbata da una pioggia torrenziale: abbiamo atteso che cessasse e tornasse il sole per ripiegare su un percorso più breve, che ci ha condotto ugualmente nei pressi di una bellissima cascata solcata da un ponte romano, dove abbiamo pranzato al sacco (con dei panini deliziosi!).

 

Nel pomeriggio ci siamo addentrati/e nel secondo dibattito in programma (qui il video), guidato da Giulio Sapori sulla falsariga del libro di Jason W. Moore Antropocene o Capitalocene?4, che contrappone al termine Antropocene (coniato da Paul J. Crutzen) il concetto di Capitalocene che descrive e sposta la causa della disastrosa situazione ambientale in cui ci troviamo (cambiamenti climatici, desertificazioni, deforestazioni, perdita di biodiversità, impoverimento del suolo, del mare, ma anche sociale, ecc.) dall’intervento umano inteso indistintamente e senza distinguo storici, politici e socio-economici a quei processi di produzione e riproduzione tipici del sistema capitalistico. Nella discussione successiva si è cercato di mettere in evidenza i motivi per scegliere uno o l’altro termine e di rivelare le implicazioni, anche a livello pratico, di tale scelta.
È evidente che se Antropocene sussume una responsabilità dell’anthropos fin dalla sua comparsa sulla terra, mentre Capitalocene sottolinea il fatto che gli effetti disastrosi dell’impatto umano sull’ambiente non sono legati tanto all’esistenza dell’anthropos, quanto a un momento storico preciso, quello dell’avvento del capitalismo, è quantomai urgente e necessario combattere tutti i sistemi di sfruttamento correlati al capitale. La maggior parte dei/lle partecipanti era favorevole a questo secondo punto di vista. Ma chi propendeva per Antropocene ha sottolineato il fatto che l’impatto dell’uomo sull’ambiente si è manifestato anche presso società non ancora capitalistiche, come le civiltà precolombiane o altre, o in netta opposizione al capitalismo, come quelle socialiste.5

I dibattiti sono stati molto utili, come dicevo, per “fare il punto” della situazione, per cercare possibili soluzioni e tattiche di lotta, per scambiarci idee e punti di vista, fertili e stimolanti.

Dopo la cena e i lavori di sistemazione, chiacchiere, risate e discussioni, sono iniziati i saluti e le partenze. Rodrigo e io siamo rimasti anche per la notte, visto il lungo viaggio che ci attendeva, e la mattina dopo ci ha salutato una leggera pioggia malinconica, consona al momento del rientro nel mondo reale.

Note:

1 Cercherò qui di riassumere molto brevemente e approssimativamente i dibattiti, senza la pretesa di essere esaustiva. Invito a visionare le registrazioni video linkate per i necessari approfondimenti.

2 Che probabilmente erano anch’esse animate da allevatori “illuminati” e progressisti, o semplicemente scaltri, che cercavano il modo di pacificare le coscienze andando incontro al progressivo aumento della sensibilità (o dell’ipocrisia) con l’eliminazione o almeno con il contenimento dei comportamenti più brutali nei confronti degli animali.

3 Per esempio gli ultimi due numeri dei Cahiers Antispéciste sono interamente dedicati a questi argomenti, senza peraltro affrontarli con un taglio critico.

4 Jason W. Moore, Antropocene o Capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria, Ombre Corte, 2017

5 Questa riflessione mi ha portato, nei giorni e nelle settimane successive, a meditare sul fatto che gli effetti devastanti del sistema-capitale hanno trovato solide basi nella diffusione dell’androcrazia patriarcale, perciò oggi provo ad azzardare la proposta di un “nuovo” concetto e chiamarlo Androcene, cercando di rintracciare la causa dell’attuale crisi ecologica e sociale nel dominio androcratico, che si è espresso e manifestato trasversalmente in varie epoche, luoghi e culture e in cui ci troviamo ancora, basato quindi sul predominio (e sulla giustificazione di tale predominio inteso come “naturale” e non culturale) di un solo tipo di anthropos, quell’anthropos maschio, bianco, forte, ricco, potente, adulto ed eterosessuale, l’andròs, che nei secoli ha schiacciato e schiavizzato ogni alterità , donne, animali, stranieri, bambine e bambini e la natura tout-court.

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