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di Rodrigo Codermatz
Una nuova forma di sfruttamento animale in ambito scientifico sta sempre più espandendosi nel mondo e, tre anni fa, è sbarcata anche in Italia: stiamo parlando del do-it-yourself biology movement.
Il DIY-bio.org è stato fondato nel 2008 negli Stati Uniti da Jason Bobe e Mackenzie Cowell ma l’idea di una biologia fai-da-te era già in nuce nel 1988 sotto la definizione di “biohacking” e nel 2005 si tennero a San Francisco delle prime dimostrazioni di esperimenti basilari.
La missione dell’organizzazione è quella di “creare una comunità vivace, produttiva e sicura” di
DIY biologists with little or no formal training. This may be done as a hobby, as a not-for-profit endeavor for community learning and open-science innovation, or for profit, to start a business
ma soprattutto di estendere una pratica e una conoscenza scientifica, fino ad allora appannaggio del mondo accademico e istituzionale, a un pubblico e una utenza non specializzata, “a broad mix of amateurs, enthusiasts, students, and trained scientists”.
Dalla sua nascita ad oggi il Do-It-Yourself Biology movement ha conosciuto una notevole crescita ed espansione in tutto il mondo con la fondazione di centri, laboratori e corsi di formazione.
Il suo arrivo ufficiale in Italia, il 9 marzo 2015, coincide con l’inaugurazione di “un corso di biologia per non addetti ai lavori intitolato BioHack Academy #1: BioFactory, della durata di un mese e mezzo, che è stato pensato come il primo di una lunga serie”:
Se siete affascinati dalla biologia ma avete intrapreso un percorso diverso, forse non tutto è perduto: per costruirvi un laboratorio in cucina non avete bisogno di una laurea in biotecnologie, bastano un’infarinatura di biologia molecolare, con l’aggiunta di creatività e passione. Almeno secondo il movimento Do-It-Yourself Biology (DIY-bio), o biohacking, che per la prima volta, oggi, mette radici in Italia, all’interno del FabLab di Roma Makers.
Il DIY-bio ha già sollevato questioni etiche perché prevede l’uso di cellule staminali di topo e siero fetale bovino per la produzione di carne in vitro (“cultured meat is not an entirely animal-friendly product”); ma anche di cellule staminali di ratto, macaco, animali da fattoria come mucche, polli e maiali e umane per altri studi (“And what about the taboo on cannibalism in the case of meat from human stem cells?”).
Inoltre il DIY-bio prevede l’uso di cavie da laboratorio (come si può vedere nei video divulgativi) tanto da raccomandare la “manipolazione” degli animali in accordo a precise prescrizioni e metodi (“Animals must be handled according to proper methods”) e che, in sede sperimentale, “You have to make sure that treated and control mice are treated identically”.
Esiste anche un “sottogruppo” (subculture) di biohackers “specializzati” nell’implanting technology e nell’introduzione di agenti chimici nei corpi in modo da cambiare o accrescere le funzionalità di un organismo.
Accanto all’aumento della sperimentazione scientifica sugli animali denunciato in questi giorni dalla LAV dobbiamo fare quindi i conti anche con questa nuova massa di idioti fai-da-te che gratuitamente, irresponsabilmente e per mero divertimento sottopongono a sofferenza vite senzienti e con il conseguente commercio e business di animali.
Alcuni esiti “artistici” di questo DIY sono presentati come allettanti e curiosi, esiti che procedono sulla scia dell’opera del sedicente “artista transgenico” Eduardo Kac che, nel 2000, ha realizzato quello che egli stesso ha definito “uno dei primi esempi di arte transgenica”: GFP Bunny.
GFP Bunny (Alba è il suo vero nome) è un coniglio albino “realizzato” mediante impianto di una proteina fluorescente verde (GFP) estratta dalla medusa Aequorea Victoria: il povero coniglio ha la peculiarità di divenire fluorescente e di risplendere di luce verde se esposto ad una luce ultravioletta.
“Il progetto GFP Bunny – sostiene Kac – è infatti un complesso evento sociale che comincia con la creazione di un animale chimerico che non esiste in natura” e volto all’estensione del concetto di “biodiversità”, all’integrazione, alla presentazione dell’animale chimerico in un contesto sociale ed interattivo e al “rispetto e l’apprezzamento per la vita di un animale transgenico”: ciò che gli sta a cuore quale “artista transgenico” è “l’invenzione di ‘soggetti sociali transgenici’”.
Scienza “fai-da-te” e arte rischiano quindi di allearsi in un processo di annientamento dell’animale nell’astrazione più folle e fantascientifica della bio-artwork di Adam Zaretsky, un alunno di Kac (per es. The Workhorse Zoo Art, Errorarium).
Le derive e le conseguenze di questo movimento aprono ora uno scenario inquietante in cui la vivisezione fai-da-te non verrà più vista come una devianza punibile per legge, ma si ammanterà dell’aura della scienza for dummies.
Le citazioni e le informazioni sono tratte dai seguenti siti:
https://oggiscienza.it/2015/03/09/biohack-academy-la-biologia-fai-da-te-arriva-in-italia/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4884673/
https://openwetware.org/wiki/DIYbio/FAQ/Methods#USING_ANIMALS_FOR_EXPERIMENTATION
http://www.lav.it/news/sperimentazione-numeri-2016
https://www.youtube.com/watch?v=3LSJVD0m1Mg
https://www.youtube.com/watch?v=AWEpeW7Ojzs