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di Rodrigo Codermatz
“Non riusciamo più a concepire la nostra vita senza la pianta medicinale Achillea. Contro molte malattie gravi essa è certamente la nostra migliore salvaguardia, ma soprattutto lo è per le donne. Non posso raccomandare abbastanza alle donne di usare l’Achillea… Nei suoi scritti il parroco Kneipp dice: “Le donne si risparmierebbero molti inconvenienti se ogni tanto si servissero dell’Achillea.” Che si tratti di una giovane sofferente di mestruazioni irregolari o di una donna più anziana in piena menopausa o che abbia superato questa fase, per ognuna, giovane o vecchia, è importante bere di tanto in tanto una tazza di tisana di Achillea. Essa ha un ottimo effetto sull’addome di ogni donna, ragion per cui non può fare di meglio in favore della propria salute, che cogliere un mazzetto di Achillea fresca ogni volta che si trova a passeggiare in campagna.” (Maria Treben, La Salute dalla Farmacia del Signore, Casa editrice Wilhelm Ennsthaler, Steyr, Austria,1980)
Quanti ricordi… questo fiore che ha sempre deliziato le nostre passeggiate sulla “Cisterna” con la nostra piccola Maia: eravamo giovani, belli, e universitari (era il 1994) e ci rilassava, a metà pomeriggio, passeggiare per i campi e lungo il canale pieno d’acoro falso e altea verso Bennati tenendo un fiore di achillea premuto al naso; e la piccola Maia si tuffava nel canale e ritornava tutta sporca a schizzarci di fango…. maledetta! e poi non si faceva mai prendere e non smetteva di correre qua e là.
E quel nostro lontano primo viaggio in Piemonte nell’estate del ’92 a bordo della nostra prima auto, una Dyane rossa, sulle tracce di Cesare Pavese: le Langhe e il Monferrato, passeggiare al tramonto per la campagna di Agliano e raccogliere fiori di achillea e, ritornati in campeggio, farne il nostro the serale.
In agosto poi si andava in Val Aurina e lì, tra le miche lucenti al sole, l’alchemilla e l’eufrasia piccolina, nasceva una specie dal fiore più rosato, dal profumo più forte, nerbo alpino, ma che poi in tazzina non dava ciò che prometteva e come si può immaginare un alpino in un boudoir a bere infusi? Per le sue labbra meglio la forte grappa alla genziana di Chienes che la porcellana!
Ma noi la bevevamo dopo la grappa quelle notti in bianco a giocare a canasta con quel nostro amico inglese, Johnny, che non era mai stato partigiano perché aveva solo dieci anni e rubava dalla mia biblioteca tutti i libri di William Sumerset Maugham ché voleva leggerli in italiano… Il filo del rasoio… che bel film! con la mia amata Gene Tierney e Herbert Marshall amante di un altro e più attempato mio amore, Gloria Swanson, ma questo è pettegolezzo… Continua a leggere