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Archivi tag: A trip to Mars

Valchiusella antispecista 2018

10 martedì Lug 2018

Posted by Tamara Sandrin in Senza categoria

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Tag

A trip to Mars, antispecismo, antropocene, Benedetta Piazzesi, capitalocene, Giulio Sapori, Jason W. Moore, moralizzazione, moralizzazione animalista, moralizzazione zootecnica, ols, oltre la specie, Paul J. Crutzen, Traversella, Valchiusella, week-end antispecista

 

di Tamara Sandrin

Sabato 2 e domenica 3 giugno si è svolto a Traversella (Valchiusella) il quinto week-end antispecista: per noi è stato un momento di respiro, una sosta, un’oasi in un sistema che rotola rapido verso il baratro intellettuale e culturale. È stato bello riabbracciare vecchi/e amici/he, allacciare nuove amicizie, rivedere la Valchiusella, che accoglie con i suoi boschi, i sentieri, i ruscelli, le piante rigogliose, i vecchi borghi disabitati, come si accoglie un nomade stanco del viaggio, offrendo sollievo e ristoro.

Le due giornate sono passate rapidissime e intense, tra le passeggiate mattutine, pasti conviviali e luculliani e le conferenze seguite dai dibattiti, che hanno costituito veramente il cuore del week-end e hanno offerto la possibilità di focalizzare alcune importanti questioni e di “fare il punto” della situazione in cui ci troviamo come attiviste/i antispecisti/e.

La prima conferenza-dibattito1 intitolato “ Moralizzazione zootecnica e moralizzazione animalista” (qui il video), svoltasi il sabato pomeriggio, è stata condotta da Benedetta Piazzesi che ha illustrato la nascita dei movimenti animalisti europei a fine ‘800 concentrandosi sia sugli aspetti protezionisti-welfaristi che caratterizzavano appunto questi movimenti sia sull’istanza della moralizzazione della natura e della società e di educazione delle classi sociali che si occupavano direttamente degli animali.
Dall’analisi di Benedetta, corredata dalla lettura di regolamenti e statuti di quelle prime associazioni di protezione animale2, è risultato evidente come certo animalismo sia ancora pesantemente condizionato da questa mentalità ottocentesca: pensiamo a movimenti welfaristi (non solo CIFW) e alle relativamente recenti teorie per la soppressione della sofferenza in natura, l’addomesticamento e la “moralizzazione” (e veganizzazione!) degli animali selvatici, in primis i predatori.
Queste teorie, che fortunatamente non si sono ancora affacciate sul panorama antispecista italiano ma che già da diversi anni vengono dibattute all’estero sia in convegni che su riviste specializzate3 e che coinvolgono anche personaggi “storici” e di spicco dell’antispecismo (come ad esempio Peter Singer e altri), anziché concentrarsi sul problema politico dello sfruttamento e della schiavitù degli animali “da reddito” si preoccupano della sofferenza, perfettamente naturale, degli animali selvatici e di come porvi rimedio, si arrovellano sulla questione della violenza nella natura arrivando a mettere in discussione il diritto di esistenza dei predatori! È evidente che questi “antispecisti” si stanno inoltrando in un pantano pericoloso e antropocentrico: le loro aberranti proposte per risolvere il “problema” della violenza nella natura spaziano infatti dall’eliminazione dei predatori (con quale sistema? confino? eradicazione?) alla manipolazione genetica per veganizzarli!
All’introduzione di Benedetta è seguito un’interessante dibattito in cui, ovviamente, sono state unanimamente stigmatizzate queste tesi e queste pratiche per la “moralizzazione” della natura ed è stata messa in luce l’urgenza di una risposta teorica e filosofica a tali farneticazioni prima che possano infiltrarsi maggiormente nell’antispecismo.

Visto che nel pomeriggio era stata lanciata l’idea di proiettare un film dopo cena, non mi sono sottratta alla mia missione “cinefilizzatrice” e ho proposto A Trip to Mars – di cui quest’anno ricorre il centenario – che è il primo film della storia del cinema ad affiancare al messaggio pacifista e antimilitarista un messaggio di proto-antispecismo. Il film è stato accompagnato dalle improvvisazioni su un vecchio organo di Roberto e Rodrigo. Con mio grande piacere il film è stato molto apprezzato, nonostante per certi aspetti risulti ingenuo e datato.

La domenica si è aperta con una passeggiata nei dintorni di Fondo, disturbata da una pioggia torrenziale: abbiamo atteso che cessasse e tornasse il sole per ripiegare su un percorso più breve, che ci ha condotto ugualmente nei pressi di una bellissima cascata solcata da un ponte romano, dove abbiamo pranzato al sacco (con dei panini deliziosi!).

 

Nel pomeriggio ci siamo addentrati/e nel secondo dibattito in programma (qui il video), guidato da Giulio Sapori sulla falsariga del libro di Jason W. Moore Antropocene o Capitalocene?4, che contrappone al termine Antropocene (coniato da Paul J. Crutzen) il concetto di Capitalocene che descrive e sposta la causa della disastrosa situazione ambientale in cui ci troviamo (cambiamenti climatici, desertificazioni, deforestazioni, perdita di biodiversità, impoverimento del suolo, del mare, ma anche sociale, ecc.) dall’intervento umano inteso indistintamente e senza distinguo storici, politici e socio-economici a quei processi di produzione e riproduzione tipici del sistema capitalistico. Nella discussione successiva si è cercato di mettere in evidenza i motivi per scegliere uno o l’altro termine e di rivelare le implicazioni, anche a livello pratico, di tale scelta.
È evidente che se Antropocene sussume una responsabilità dell’anthropos fin dalla sua comparsa sulla terra, mentre Capitalocene sottolinea il fatto che gli effetti disastrosi dell’impatto umano sull’ambiente non sono legati tanto all’esistenza dell’anthropos, quanto a un momento storico preciso, quello dell’avvento del capitalismo, è quantomai urgente e necessario combattere tutti i sistemi di sfruttamento correlati al capitale. La maggior parte dei/lle partecipanti era favorevole a questo secondo punto di vista. Ma chi propendeva per Antropocene ha sottolineato il fatto che l’impatto dell’uomo sull’ambiente si è manifestato anche presso società non ancora capitalistiche, come le civiltà precolombiane o altre, o in netta opposizione al capitalismo, come quelle socialiste.5

I dibattiti sono stati molto utili, come dicevo, per “fare il punto” della situazione, per cercare possibili soluzioni e tattiche di lotta, per scambiarci idee e punti di vista, fertili e stimolanti.

Dopo la cena e i lavori di sistemazione, chiacchiere, risate e discussioni, sono iniziati i saluti e le partenze. Rodrigo e io siamo rimasti anche per la notte, visto il lungo viaggio che ci attendeva, e la mattina dopo ci ha salutato una leggera pioggia malinconica, consona al momento del rientro nel mondo reale.

Note:

1 Cercherò qui di riassumere molto brevemente e approssimativamente i dibattiti, senza la pretesa di essere esaustiva. Invito a visionare le registrazioni video linkate per i necessari approfondimenti.

2 Che probabilmente erano anch’esse animate da allevatori “illuminati” e progressisti, o semplicemente scaltri, che cercavano il modo di pacificare le coscienze andando incontro al progressivo aumento della sensibilità (o dell’ipocrisia) con l’eliminazione o almeno con il contenimento dei comportamenti più brutali nei confronti degli animali.

3 Per esempio gli ultimi due numeri dei Cahiers Antispéciste sono interamente dedicati a questi argomenti, senza peraltro affrontarli con un taglio critico.

4 Jason W. Moore, Antropocene o Capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria, Ombre Corte, 2017

5 Questa riflessione mi ha portato, nei giorni e nelle settimane successive, a meditare sul fatto che gli effetti devastanti del sistema-capitale hanno trovato solide basi nella diffusione dell’androcrazia patriarcale, perciò oggi provo ad azzardare la proposta di un “nuovo” concetto e chiamarlo Androcene, cercando di rintracciare la causa dell’attuale crisi ecologica e sociale nel dominio androcratico, che si è espresso e manifestato trasversalmente in varie epoche, luoghi e culture e in cui ci troviamo ancora, basato quindi sul predominio (e sulla giustificazione di tale predominio inteso come “naturale” e non culturale) di un solo tipo di anthropos, quell’anthropos maschio, bianco, forte, ricco, potente, adulto ed eterosessuale, l’andròs, che nei secoli ha schiacciato e schiavizzato ogni alterità , donne, animali, stranieri, bambine e bambini e la natura tout-court.

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A Trip to Mars – Pace e uguaglianza non sono di questa Terra.

09 venerdì Set 2016

Posted by Tamara Sandrin in Entr'acte

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Tag

1918, A trip to Mars, cinema muto, fantascienza, fruttariano, guerra, Himmelskibet, Holger-Madsen, Marte, marziani, Tamara Sandrin, veganesimo

himmelskibet2

di Tamara Sandrin

A trip to Mars è un film muto di fantascienza1; girato in Danimarca nel 1918 è uno dei primi dopo Voyage dans la Lune di Melies. Non è solo un film d’intrattenimento, è un film serio con un preciso messaggio pacifista e antimilitarista, un grido di protesta lanciato dopo tre anni di guerra. Rimane comunque, nonostante le sue ingenuità scientifiche, il suo romanticismo e il suo forte moralismo quasi religioso (comune a molti film dell’epoca), un film godibilissimo per la realizzazione molto accurata, le scenografie, la fotografia e le inquadrature, la recitazione, l’ambientazione fantastica e onirica di alcune scene ambientate su Marte.

La trama è abbastanza semplice: il professor Planetaros2 progetta e fa costruire un aereo spaziale (una via di mezzo tra un dirigibile e un biplano) con cui suo figlio, assieme a un gruppetto di temerari, parte alla volta di Marte.
Dopo un viaggio di sei mesi (!) finalmente raggiungono la loro meta: Marte è rappresentata come potremmo immaginare l’Eden oppure la Terra com’era all’età dell’oro, quando l’uomo viveva senza necessità di lavorare e la terra spontaneamente provvedeva ai suoi bisogni; i marziani, vestiti alla greca, con buffi copricapi, sembrano quasi dei “figli dei fiori” ante-litteram, ma più seriosi e morigerati: vegetariani, dediti a canti, danze e studi, pacifici e pacifisti.

marziani

Dopo aver trascorso sul pianeta un periodo di arricchimento spirituale, i terrestri fanno ritorno sulla Terra conducendo con sé anche la figlia del capo marziano, innamoratasi di Avanti Planetaros. Portano sulla Terra anche dei doni e un messaggio di pace e amore.

Ed è proprio questo messaggio e la parte del film ambientata su Marte che desidero ora mettere in luce, perché ricca di significati evidenti o sottintesi, notevoli per l’epoca.

Appena giunti su Marte, i terrestri vengono accolti festosamente e solennemente, con disponibilità e rispetto. Viene offerta loro della frutta.

1-frutta

Dopo averla accettata e assaggiata, chiedono meravigliati:

“Questo è ciò che siete soliti mangiare? […] Non mangiate nient’altro che frutta?”

2-wine-and-meat

Alla conferma del capo marziano, Avanti fa portare vino e carne in scatola, come per disprezzare la dieta fruttariana dei marziani e sottolineare la superiorità del cibo terrestre.

3-carne

Ma la differenza tra terrestri e marziani non riguarda solo l’alimentazione: quando il capo di Marte sente l’odore della carne in scatola appare disgustato e sconvolto:

“Carne? Carne morta? Come ve la procurate?”

Avanti, ignorando il messaggio di riprovazione sottinteso alle parole e all’espressione dei marziani, prontamente dimostra come sulla Terra ci si procura la carne sparando a un grosso uccello in volo. Ma al suono dello sparo e alla vista dell’uccello ucciso, i marziani si ribellano e accorrono in massa. I terrestri, sentendosi minacciati, lanciano una granata con cui uccidono un marziano. Ora le morti sono due! Entrambe gravi:

“Guerra e peccato! Assassinii e sangue! Tutto questo deve venir espiato! […] La maledizione del sangue deve incombere di nuovo su questo pianeta di pace?”

4-delitto

I terrestri vengono condotti alla “casa del giudizio” assieme alle loro vittime, l’uccello e l’uomo, e qui si pentono dei loro atti criminosi vedendo, come in uno specchio, il passato di Marte fatto anch’esso di combattimenti, uccisioni, oscurità, ferro e fuoco:

“Il sangue grida anche nel più piccolo degli assassinii…”

5-pentimento

Vedendo come i marziani si sono elevati, evoluti, da quello stato feroce e primitivo (in cui gli uomini si trovano ancora) a un’epoca di pace e fratellanza interspecifica, i terrestri si pentono e promettono:

“Non uccideremo mai più creature viventi e mai più useremo armi!”

È interessante notare come (nel 1918!) le vite di un animale e di un uomo siano poste sullo stesso piano: viene usata l’espressione “living creature”, non “anybody” o “human being” o “man”.
Il sangue è sangue, che sia umano o animale, e versarlo è eticamente inaccettabile.
C’è una stretta correlazione tra alimentazione carnea e omicidio, tra assassinio, umano o animale, e guerra: l’abitudine a spargere sangue porta alla ferocia in ogni situazione. Solo il rispetto per ogni essere vivente e l’amore possono portare a un’evoluzione e a una forma di civiltà pacifiche e giuste. Ed è questo il messaggio che viene affidato dal capo marziano ai terrestri:

“Stranieri siate benedetti e portate sulla terra il messaggio di ciò che avete visto”
[…]
“Riportate il messaggio che siamo tutti uguali
Comprendete che siamo tutti gradini
della stessa scala che conduce all’eternità.
L’amore è la forza che voi chiamate dio!”

Il film si conclude con le parole di speranza del prof. Planetaros:

“In voi io saluto la nuova generazione – i fiori di una civilizzazione superiore, i cui semi saranno ripiantati sulla nostra terra, cosicché gli ideali dell’amore possano crescere forti e rigogliosi!”

Queste parole oggi possono farci sorridere tanto sono melense ed esageratamente romantiche e solenni, ma sicuramente rappresentavano una luce di speranza per gli animi travagliati dagli anni cupi della guerra.
L’ingenuità e l’illusorietà del messaggio di amore e fratellanza sono quasi commoventi, ma il principio di uguaglianza interspecifica che esprime rimane – a mio avviso – rivoluzionario e nuovo per l’epoca, nonostante tutte le incoerenze che, comunque, si evidenziano nel film, per esempio il trionfo degli eroi, tornati in patria, su carrozze trainate da cavalli.
Ma siamo di nuovo sulla Terra, non più su Marte!


Il link per vedere il film completo:
https://www.youtube.com/watch?v=YYflIj6QR-I


Note:

1 Himmelskibet, A trip to Mars, Danimarca, 1918, regia di Holger-Madsen

2 I nomi dei protagonisti sono alquanto comici: Planetaros, Dubius, Avanti, Corona.

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